venerdì 27 luglio 2012

Survival of the meanest



Luglio sta per finire.
Questo mi fa venire a mente nell'ordine: il famoso console romano che cadde alle idi di marzo, una vecchia canzone estiva, un ristorante ormai chiuso e che nell'emisfero australe è inverno.
Qui no, qui è estate, i prati sono pieni di piccoli rampicanti dai fiori bianchi, le cicale friniscono e i cani vanno in giro con la lingua penzoloni. I turisti zampettano allegri, pur non sciamando come gli anni addietro, con gli olandesi che non rispettano le precedenze, i tedeschi che viaggiano a centallora come se stessero contrattaccando sulla linea Gustav e gli inglesi che si infilano contromano pei viottoli.
Gli italiani, in questa particolare kermesse, si rivelano sempre i peggiori.
Cacofonici, scostanti e presuntuosi, scialbi e superficiali, ineducati e strafottenti.
In altri giorni mi sarei arrabbiato e mi sarei guastato il sangue, sbraitando come una muta di Husky all'indirizzo dei pratesi che parcheggiano nei passi carrabili, dei fiorentini che guastano i pomeriggi al mare, dei milanesi che intasano il traffico procedendo a passo d'uomo come se seguissero un corteo funebre. Mi avrebbero seccato assai tutti questi invasori patentati, che di solito si comportano come se fossero in vacanza e che considerano i luoghi di villeggiatura delle colonie d'oltremare dove tutto è lecito, senza considerare che in queste colonie ci sono persone autoctone che ci vivono tutto l'anno. Provateci voi, ad andare a Firenze o Milano a dieci all'ora in pieno centro, e vedrete cosa succederà.
Ma erano altri giorni, come ho già detto. Ora sono un uomo più mite, ho scoperto Gesoo e porgo l'altra guancia, e faccio come il Melandri: non mi arrabbio più.
Ne ho avuto la prova pochi secondi or sono.
Ve lo narro.
Stavo aspettando l'ora del desinare e giocavo con una certa qual soddisfazione a World of goo per ingannare l'attesa. Avevo appena sbloccato l'asse Z e la terza dimensione e mi accingevo a lanciare piccoli Goo digitali in orbita intorno ad un pianetino verdognolo quando una tromba squillante come quella che fece crollare le mura di Gerico mi ha riscosso dal torpore.
Era un CAMIOS,”guidato da qualche cafone moldavo” ho razzisticamente pensato. Invece boh, non so chi lo guidasse ma aveva ragione a strombazzare il suo disappunto.
Sotto alla mia magione era parcheggiata una motocarrozza a scoppio. Era parcheggiata così: abbandonata senza neppure le canoniche quattro frecce, in mezzo alla carreggiata dell'Aurelia. Contromano. In mezzo alla strada. In prossimità di una curva.
Praticamente, roba da fucilazione immediata senza benda e senza sigaretta.
Intorno alla suddetta vettura il traffico si trombizzava, ovviamente, dato che la presenza dell'ingombro abusivo costringeva gli automobilisti a perniciose quanto azzardate manovre di evasione che interessavano la corsia opposta, in un gioco di schivate e finte degno dei duelli del Barone Rosso.
Ho provato un lieve fastidio e la tentazione di scendere, così, d'amblè, a dirne quattro all'incauta posteggiatrice, ma poi mi sono trattenuto e mi sono limitato a mandare una silenziosa maledizione all'indirizzo del di lei treno di gomme.
Non nascondo che sono rimasto alla finestra per vedere se qualcuno più iroso del sottoscritto avrebbe risolto per farsi una giustizia privata di Bronsoniana memoria, ma non è successo nulla, e la signorina è uscita dal negozio con tutta calma dopo un quarto d'ora buono, ben tranquilla, ed ha ripreso il transito della sua esistenza.
Considerazione: sopravvive il più adatto.
Corollario: il più adatto è colui che manifesta di avere le doti migliori per sopravvivere in una data situazione.
Obiezione: così si entra in un circolo tautologico.
Sempre ragionando con me stesso, che mi ci trovo bene e di solito evito in questo modo discussioni snervanti e capziose o fraintendimenti, ho deliberato che si doveva dare un'adeguata definizione, aggiornata a venerdì pomeriggio del concetto Darwiniano di sopravvivenza del più adatto.
Chi è il più adatto?
Primo esempio: sopravvive il più semplice. D'altronde, in tutti i sistemi, le cose tendono a organizzarsi secondo la configurazione più semplice e col minor dispendio di energia. Perché noi dovremmo essere da meno? Chi ha meno pensieri, quelli che vanno in giro col maglioncino legato in vita e gli occhiali da sole infilati tra i capelli per non far venire la congiuntivite alle mèsce, si incontreranno, si riconosceranno al volo e si riprodurranno e faranno tanti piccoli esserini che assomiglieranno in tutto a babbo. Oppure assomiglieranno a Gimmi, ma tanto anche Gimmi sarà dello stesso calibro del babbo putativo, quindi poco male.
Secondo esempio: sopravvive il più puccioso. Ho preso in prestito il termine dallo slèng di noi giovani. Ad esempio, il fasmide gigante, una simpatica bestiolina innocua e con la passione per il bridge e i film con David Bowie, sta per estinguersi nell'indifferenza generalizzata. Questo perché il fasmide gigante è -a onor del vero- piuttosto ripugnante e non interessa a nessuno. Se avesse avuto il musetto puccioso di un gattino o di un cagnolino probabilmente la Brambilla si sarebbe incatenata alle rocce di qualche isoletta del Pacifico del Sud e noi ci saremmo liberati in un colpo solo del problema del fasmide e della di lei presenza.
Corollario: sopravvive anche quello con il sapore migliore. Quando una razza ha un sapore particolarmente buono la si alleva e se ne preserva in qualche modo la continuità. Questo è il motivo per cui la faraona esiste sempre mentre il dodo no.
Terzo esempio: sopravvive il più stronzo. A volte essere alti non basta. Come ci insegna Dawkins, in un gruppo di rane minacciate da un serpente sopravvivono quelle capaci di salti più adeguati e precisi, dotate di maggior fortuna e che si fanno meno scrupoli a spingere le compagne tra le fauci dell'ofide. Per noi è lo stesso. Di solito un'indole vendicativa e rancorosa è di grande aiuto per la corsa alla sopravvivenza. Ricordare per secoli un'offesa, e tramandarne il ricordo ai posteri, come fanno ad esempio i giapponesi, può funzionare da meccanismo di prevenzione e fare in modo che tale offesa non si ripeta. Facciamo un esempio. Mettiamo che un tal Cencetti mi abbia creato un qualche incomodo, ad esempio parcheggiando l'auto sul mio vialetto, trombandomi la moglie o tentando di avvelenarmi contaminando il mio cibo con elevate concentrazioni di cadmio. In questi casi biasimevoli, non solo l'immediata recisione delle principali arterie del sig. Cencetti gli impedirà nell'immediato di reiterare il suo sconsiderato comportamento (oltre a procurarci -ammettiamolo pure- una certa soddisfazione), ma la perpetuazione dell'odio nei confronti del suo discutibile patrimonio genetico permetterà altresì alla nostra progenie di guardarsi nei secoli a venire da quella stirpe bacata che sono i Cencetti, sempre pronti a qualche malefatta ai nostri danni.
In questo particolare caso, quello della sopravvivenza del più cattivo, c'è da considerare anche il fatto che più la cattiveria si affina più si fa efficace, fino ad arrivare al punto di essere completamente ed incontroveritibilmente sicura e garantita al limone nel suo successo.
Io per esempio ho cercato di tutelarmi in questo senso.
Posto il fatto che non si può pretendere di essere contemporaneamente buoni ed equilibrati, o si rischia di trovarsi a piangere sopra le centrifughe, ho deciso di sviluppare quelle caratteristiche di cui la natura mi ha dotato. Caratteristiche che, come sa chi mi conosce, non riguardano le forza bruta o l'altezza, né la capacità di correre veloce o la possibilità di far sfoggio di una particolare avvenenza.
Certo, ho il mio fascino alla Empri Bogart, ma al giorno d'oggi viene confuso con quello alla Vudi Allen e allora sòn cazzi.
Per questo ho imparato a sparare dritto e sono diventato un discreto tiratore, col tempo, fedele al motto “Da quando hanno inventato la polvere da sparo siamo tutti grossi uguale.” Ma non bastava. Quindi ho appreso qualche rudimento di lotta corpo a corpo, ma per via delle limitazioni appena discusse in fatto di stazza e di ferocia non mi sentivo ancora sicuro. Ho imparato allora a maneggiare una spada, che anche se è demodè non si sa mai.
Ma sono ben lungi dal diventare una pucciosa macchina da guerra. Per questo negli ultimi mesi mi sono impegnato in un nuovo campo di ricerca, che promette molto bene.
La sopravvivenza è una cosa importante, e quindi non starò certo qui a dire a voi, che siete tutti potenziali concorrenti per la mia particolare pozza d'acqua, come intendo arrivare all'abbeverata.
In fin dei conti, ognuno fa quel che può e usa le proprie armi. L'inquisizione spagnola ha dalla sua la sorpresa, la paura, una devozione fanatica per il papa e delle bellissime uniformi rosse. La tigre dai denti a sciabola ha i denti a sciabola. Il topo la capacità di riprodursi a sproposito e senza un minimo di coinvolgimento emotivo. Gli spacconi la loro faccia tosta e l'ingenuità del prossimo. E così via.
Come diceva Ailander: ne rimarrà soltanto uno.
Ma tenete sempre di conto che di solito quello che resta è un infingardo assassino e spregioso, quindi state attenti al prossimo.
Sopravvive il più adatto. Sopravvive il più cattivo.
Una persona cattiva è in grado di portare rancore, come abbiamo detto, per secoli. E di forarvi tutte e quattro le ruote della vettura.
Una persona cattiva come Martin Bormann ve le farà squarciare dalla Gestapo.
Ma una persona veramente cattiva potrebbe convincervi a tagliarvele da soli.


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