martedì 17 luglio 2012

Le Misanthrope, ovvero: di ladri e di puttane.



"Cosa ci vai a fa' fòri, che ci sono solo i ladri e le puttane?"
"Appunto, mamma. Esco."
(dialogo tra Bob Rondels e su' madre)

Io sono un irresponsabile. Un cialtrone. Scostante, perdigiorno, incoerente e schivo. Sono piccoso fino alla testardaggine, pieno di fisime e di preconcetti e di solito ce l'ho con tutto e tutti così, un po' come un pescecane che deve sempre nuotare per non morire affogato. Ecco, se fossi più amabile mi strozzerei. Non è colpa mia: mi hanno disegnato così, ma questa in fondo è la scusa di tutti, si potrebbe dire lo stesso anche di Itle. Solo che a differenza del buon Re di Germania io non ho nulla di cui scusarmi. Mai fatto male a una mosca, io. Sono solo un idealista della vecchia guardia, come il guascone col nasone o il caro Alceste, innamorato di qualche Célimène, deluso dai tanti Filinte, che alla fine si troverà costretto a far la rotta per l'Islanda, ma è una costrizione in cui naufragar m'è dolce, molto dolce.
Questa è un po' l'introduzione ruffiana che anticipa il "ma". Come quelli che aprono i discorsi dicendo "Premetto che non sono razzista, ma" e di solito segue un'amenità del tipo "per me i neGri devano stà a ciondolà sotto le palme a Datteropoli".
Quelli che fanno così sòn peggio dei fascisti, perchè cercano di convincerti che non lo sono, mentre almeno i fascisti veri vanno in giro col fez e i pantaloni alla zuava e li riconosci subito. E' più facile prendere la mira.
Quindi ricomincio: io di solito sono misantropo per costituzione, però stavolta voglio fare una precisa scelta politica e delucidare ai più il perchè di tale misantropia. Magari qualcuno ci si rivedrà e storcerà il naso, magari a qualcuno non andrà giù quel che dico e non si troverà d'accordo. Affari loro, in ogni caso. Ma sono un po' stanco, ebbene sì, d'esser considerato un buffo ammennicolo, che fa il bastian contrario per burla e che ormai critica tutto e tutti per spocchia. Credetemi, sarei ben contento di non esserlo, quel Bastiano. Sarei ben felice di essere felice, non sono come quei coglioni che ricercano nevroticamente il dolore.
Ma veniamo al punto: io sto bene in compagnia dei ladri e delle puttane. Come Bobo Rondelli. Ci sto proprio bene con la feccia, ci sguazzo. Non ci fraternizzo troppo, questo no, ma quando sono in mezzo a certa gente mi sento in qualche modo rinfrancato. Ed il perchè è presto detto: perchè pur nella loro turpe moralità essi sono scevri di ipocrisia. Sono veri. Dei veri pezzi di merda, per carità, ma veri. I loro bisogni sono genuini, non filtrati dal consumo. Ti taglieranno la gola per un nichelino, ma per lo meno non useranno quel nichelino per comprarsi l'aifòn. Almeno non i tagliagole di una volta, quelli alla vecchia maniera.
Sono il simbolo dell'umanità primordiale, il mito del cattivo selvaggio, pulciosi sporchi e cattivi. Per questo amo i sottopassaggi, nelle città, così gremiti di quell'umanità borderline, di una corte dei miracoli composta da suonatori sdentati, mendicanti monchi, bande di graffitari mezzi fatti, immigrati che ràvanano nella nostra spazzatura, teppistelli fuoriusciti dai riformatori e tangheri espulsi dagli ospedali psichiatrici che si pisciano addosso ad ogni passo. Sono il sale della terra, credetemi.
E mi piace vedere la gente di sopra, quella che cammina in superficie e guarda le vetrine, che quando si trova nei sottopassaggi cambia espressione ed affretta il passo. Potessero, ci scenderebbero con la scorta. Le sbarbine ammutoliscono e si tappano le cosce, che fino a dieci minuti prima sfoggiavano con civettuolo orgoglio. Gli uomini d'affari fingono improbabili telefonate e si attaccano alla ventiquattrore. I bambini piangono e le suorine svengono. Va bene, forse sto esagerando, ma i sottopassaggi sono uno dei pochi luoghi al mondo dove la frase "Épater la bourgeoisie" ha ancora un profondo significato.
Sopra è tutto diverso. Sopra è il mondo del fare, del ciarlare, del comprare e del mostrare ciò che si è comprato. Sopra tutti sono belli, puliti, ordinati e usano a sproposito il piuttostoché. Bontà loro. E non parlo neppure di quei cialtroncelli scioperati che fanno finta di non aderire alla causa. Quelli coi rasta che picchiano sui bònghi (sì, ce l'ho con quelli che suonano i bonghi, o allora?), quelli che si sentono alternativi perchè hanno letto l'ultimo libro di Sepulveda o perchè frequentano l'Hemp Shop più vicino e quelli che solo perchè ascoltano la musica da Ippi e si mettano le magliette col simbolo della pace pensano di aver fatto abbastanza per rendere questo mondo meno orribile. Quelli sono i peggio di tutti: l'omeopatia civile dei mali sociali, la lotta di classe diluita 45 volte in acqua distillata per fare i ganzi alle feste studentesche. Non mi piacciono, col loro anticonformismo a marchio iso 9001, senza mai un guizzo di stile, una pensata intelligente, un po' di personalità, una molotov arronzata a qualche damerino. Date retta: infilarvi le piume nel culo non farà di voi galline. Fate come Marla Singer, lei almeno cerca di toccare il fondo.
Ma torniamo ai portatori sani di carta di credito.
Oggi vagavo un po' per Firenze. Città d'arte e storia. Come altre, beninteso, non che voglia fare l'apologia della Conca del Rinascimento. Ma indubbiamente qualcosa a Firenze c'è successo nei secoli addietro, e indubbiamente ci sono posti molto belli da vedere.
Quello che ho visto io: un tripudio di felloni che facevano shopping. Ovunque ti giri: negozi di vestiti. Scarpe. Vestiti. Borse. Vestiti. Eccheccazzo, mi veniva da pensare, ma davvero non c'è altro che interessi le persone? Davvero non pensano ad altro nella vita che a questo?
Ho visto una mamma (giovincella) con due fanfulini, còlta da improvvisa sindrome di Stendhal di fornte ad una vetrina di scarpe. Additava serafica un paio di calzature ai bimbi, magnificandone le forme e i colori. E i bimbi, rapiti, come di fronte ad un quadro del Canaletto, gli occhi colmi d'ammirazione, mentre bèlavano: "Belle mamma, io voglio quelle!".
Io ho pensato che queste parole, da piccolo, non mi sono mai uscite di bocca.
Poi ho fatto rotta verso una bancarella di libri usati, e per due euro mi sono comprato una bellissima prima edizione italiana de Il vecchio e il mare, con le illustrazioni a colori. Ecco, penso di aver detto tutto. Ora traetene pure voi le debite conclusioni. Credo che tutto questo qualcosa voglia dire. Per me è che le cose non sono mai come dovrebbero, ma spesso sono proprio come sembrano.
Per voi non so.

2 commenti:

  1. Ho tanta roba da recuperare, ho iniziato da questo che mi ispirava il titolo.

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  2. Nelle ultime settimane di luglio ho scritto troppi post...
    Per tutto agosto mi sa che mi prenderò una pausa.
    Ergo: c'è tempo, non c'è pericolo di rimanere indietro. :)

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