"Dum loquimur, fugerit invida
aetas..."
Io ho. Io sono. Io faccio.
Io so.
Questa è la grande critica che m'è
mossa. Io sono. Io faccio. Io so.
Ovvero l'essere egocentrico,
completamente concentrato su me stesso per quanto riguarda sia quello
che faccio che quello che dico. Non appena una calamità sconvolge il
globo il mio primo pensiero è: la cosa tange un qualche mio
interesse diretto? Se non è così: me ne disinteresso subito. C'è
un problema con qualche mio conoscente? Il punto è come la vedo io e
come mi sento, degli altri me ne frego. Devo scrivere qualcosa?
Parlerò di me.
Sono un mostro, egoista più del Re
degli scacchi: io faccio, io so.
Amo, come Lucrezio, guardare i bagnanti
affogare. Mi divertono le disgrazie altrui, specie se questo altrui
mi sta anche un po' sulle palle. E di solito è sempre per motivi
personali. La mia etica è molto semplice: non fare a me eccetera
eccetera. Semplice. Efficace.
Io so.
Sono davvero così, alla fine?
Magari sì, ma non lo siamo tutti?
Per lo meno io non mi affanno a dire
che non è vero, che penso agli altri, che sono un altruista. Che la
sorte del mio fratello mi addolora e che cerco sempre di rispettare
le persone. Per lo meno non sono ipocrita. Io questo lo so.
Sono tante le cose che so e che tengo
per me, qualcuna potrebbe pure essere utile, ma dubito che la
maggioranza di voi ci capirebbe qualcosa. Altre semplicemente non
sono interessanti. Per esempio: mi piace molto quel lieve odore di
bruciaticcio che si sprigiona dalla tempestiva ossidazione del succo
d'ananas.
Questa è una notizia che si può
tranquillamente catalogare sotto a: curiosità inutili sull'autore.
Se poi un giorno diventerò famoso la inserirò nella mia biografia,
ma fino ad allora non interessa a nessuno.
Io so.
Un'altra cosa che so soltanto io è
quello che penso della gente. In particolar modo di quella che
conosco. In particolar modo di quella che -in un modo o nell'altro-
mi ha causato danni.
Vedo passare un uomo che mi ha deriso,
anni fa. Oppure qualcuno che mi ha mancato di rispetto. O che mi ha
offeso o danneggiato, sentendosi pure più furbo del sottoscritto.
Ed
io sto lì in silenzio ad aspettare
che una pioggia di fuoco lo incenerisca, e nel frattempo mi prodigo
invano
perchè le cose gli vadano in merda. Metto ogni studio nel
complicargli l'esistenza: vorrei far macumbe con le bamboline voodoo,
rigargli la vettura e distruggere le sue relazioni. Guardare in
silenzio, dal
mio angolo di vantaggio, le rovine fumanti di Cartagine e spargere anche
il sale sui poveri resti. Ma sono cose che mi terrò dentro, un abbozzo
di Dantes che vorrebbe ma non fa, che gradirebbe prendere a cazzotti nel
fegato il marrano che nel '92 gli fregò i soldi della merenda e gridare
un poderoso "O BECCOOO!!!" all'indirizzo del bischero che faceva tanto
il tracotante, sfoggiando cresta e bargigli nell'illusione d'essere più
furbo di lui.
Resteranno, queste, cose che so io.
Come quando ripenso a tutte le persone
che mi hanno mentito.
Certo, tutti noi mentiamo. Anch'io l'ho
fatto. A volte in maniera innocente, a volte meno, a volte con
difficoltà, a volte in maniera spudorata. Ed ho mentito a familiari,
amici e ragazze.
Non so se mi hanno mai scoperto, a
volte sì a volte no, credo.
Questo vale pure per me. Ci sono
persone che mi hanno mentito in continuazione e altre che l'hanno
fatto di rado. E qualche volta me ne sono accorto.
E tutte le volte che ho saputo, che i
miei sospetti hanno ricevuto conferma, che mi sono reso conto: ho
taciuto. E non sto parlando delle centinaia di volte in cui mi sono
accorto che mentivate a voi stessi, che è anche peggio. Da buon
egoista: parlo di me.
Quindi non rallegratevi nel pensiero
che non abbia mai contestato le vostre banali falsità. Non vuol dire
che mi abbiate fatto fesso. Magari ho solo fatto finta di credervi, per qualche motivo.
Forse perchè erano bugie innocenti, perchè
non volevo discutere per cose di poco conto, perchè non mi
riguardavano o perchè magari avevo scoperto la verità con metodi
non proprio ortodossi come il ricatto e lo spionaggio, oppure perchè
in fin dei conti faceva più male a me ammetterlo che a voi
sentirvelo dire.
Ergo, ho fatto finta di nulla, pur
sapendo che quella volta, su quella data, su quella persona, su
quell'evento: mi avete mentito.
Ma lo so soltanto io, ed è come prima.
E' più normale.
E' giusto, è giusto, è giusto.
Che io vada.
Io so.
E non sono diverso da voi in fin dei
conti.
J'accuse: voi siete esattamente come me.
Avanti, chi si fida veramente del prossimo alzi la
mano...
Degli altri, diciamoci la verità, non ce ne frega un cazzo
nulla. Ai nostri nemici tireremmo volentieri una coltellata, se non
ci fosse il codice penale ad impedircelo. Dei sentimenti altrui ce ne
sbattiamo allegramente: mica ci riguardano. Ognun per sé e nessuno
per tutti. Come se la vita fosse un lunghissimo naufragio, la nave
affonda e ci mette anni, e noi passiamo il tempo a rubarci l'un
l'altro il salvagente.
Tutti noi siamo dei bastardi egoisti ed
egocentrici, e pensiamo soltanto a noi e alla soddisfazione dei
nostri capricci.
Certo, c'è anche chi non ha idea di
quali siano le proprie necessità, e allora annaspa come una focena
sulla battigia, ma che ci volete fare?
Io da parte mia lo so, di essere un
bastardo egoista.
Vorrei che tutti quelli che mi stanno
sull'anima, a torto o a ragione, morissero male, per usare una
citazione.
Vorrei poter cogliere i frutti della
mia vendetta, e vorrei potermi vendicare sul serio e non solo sulla
carta: essere davvero per una volta il canaglione infallibile che
racconto di essere.
Vorrei che tutti quelli che mi hanno
mentito ricevessero dal prossimo la stessa moneta, e invece le cose
gli vanno sempre bene, più sono meschini e più gli va bene.
E vorrei che le cose andassero sempre bene per me, sempre nel modo in cui voglio io, a prescindere dagli altrui desideri.
Ma soprattutto, vorrei che tutti voi la
smetteste di essere superficiali.
Non vorrei più leggere stupide
storpiature di Orazio.
Carpe diem, tutti si sciacquano la
bocca con questo "carpe diem", credendo sia un invito alla
crapula edonista, a fare quello che ci pare senza pensare, a cogliere
tutte le occasioni. Mangia tutto, bevi tutto, esagera, scopati tutte
quelle che passano, rotolati nel fango del crasso consumismo.
Fate venire l'onco a un povero poeta
latino ormai morto.
Ma tutto deve servire da
giustificazione, no? I classici latini, la crisi, la cattiveria
umana, la brevità della vita, bisogna sempre avere una scusa buona.
Per smettere di farsi
domande, di preoccuparsi del futuro e per vivere come i pesci rossi.
O come i ricci, che ogni volta che si svegliano dal letargo si
scordano cos'hanno fatto prima dell'inverno.
Ecco: io so.
Io so che, per quanto sia difficile,
non voglio vivere così. Non voglio rinunciare al mio egoismo, alla
cattiveria, alla misantropia. Si affoghino pure gli altri: Spugna
sono io, e a Spugna ci penso da me.
Ma lo voglio fare con precisa
coscienza.
Essere egocentrici è una cosa seria, e
presuppone anche di accettare di star male, di avere sani sensi di
colpa e di chiedersi, di tanto in tanto, cos'è che si vuol fare.
Presuppone una cattiveria non cieca, ma
capace di grandi vette di comprensione.
Di essere infinitamente gentili con chi
è importante e infinitamente cattivi con tutto il resto del mondo.
Presuppone di tormentarsi, di farsi domande, di attendere risposte
che magari non arriveranno mai.
Il dubbio, le domande, la tensione
Wildiana che speriamo che duri, quei pensieri che vi tengono svegli
la notte e che dipingono nel vostro volto quell'espressione arcigna,
mai allegra, che il Cesare di Shakespeare temeva tanto, sono le cose
che vi rendono quello che siete e che giustificano almeno in parte il
vostro egoismo agli occhi dell'universo.
Se non ve la sentite, potete scegliere
di fare finta, ma sarà meno dignitoso.
Ridere, raccontarvi che state bene,
disinteressarvi del prossimo e dell'umano consesso con leggerezza, ed
abbracciare la faciloneria. Passare dalla parte di quelle oche
giulive che dividono il mondo in persone noiose e in persone
divertenti e scelgono di accompagnarsi con quest'ultime. Che importa
poi se son vuote e garrule come gavettoni d'idrogeno, tanto vi
preoccuperete solo di cose facili: dove andare a mangiare, che scarpe
mettervi, quando accoppiarvi. Vivrete una bella vita senza problemi,
perpetrandola alla giornata.
Ma sarà anche questa una vita da egoisti.
E capita poi che qualcuno si ritrovi, dopo una vita così, a piangere sul cuscino quando la notte non lo vede nessuno.
Perchè le cosine che avete dentro e vi
danno il tormento non vengono da fuori e fuori non torneranno: le
nutrirete e cresceranno grandi e forti, anche più di voi.
Ma questo lo saprete soltanto voi,
nell'intimità del vostro giaciglio, per gli anni a venire.
E il vostro analista.
E forse lo saprò anch'io.
Perchè io sono, io ho, io faccio. Io
so.
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