mercoledì 18 luglio 2012

Deus le volt! (credo)





Corre l'anno domini 1096, è un marzo tenue e un po' vigliacco, ed un uomo cavalca a dorso di mulo. Percorre la Francia, attraversando le contee del Berry, di Normandia, dello Champagne. Si inoltra fin in Renania e scolletta in terra alemanna giungendo alla ricca città di Colonia.
L'uomo si chiama Pietro, detto L'Eremita. E' una specie di monaco, un predicatore straccione, dotato di grande forza d'animo e della testa più dura di quella del suo mulo. So come la state pensando, ma non è un complimento.
Pietro vaga per l'europa carico di fervore cristiano, cattolico, apostolico e romano. Praticamente è pieno di piscio e vento, direbbe Will Scarlet, l'allegro compagno della foresta di Sherwood.
Ma cosa dice Pietro, dalla groppa del suo ciuchino? Un grido che scuote l'europa intera, un grido che farà piombare due civiltà antiche ed egualmente nobili e degne in una guerra che si protrarrà per secoli. Una guerra della quale molto spesso faranno le spese i poveri e i civili, come sempre, a centinaia, a migliaia, a milioni. Trucidati, squartati, violentati e derubati.
Ma Dio lo vuole, chi siamo noi per dubitare e giudicare?
Il fatto è che il suddetto Pietro, una volta si recò a pregare a Gerusalemme, che era stata occupata dagli arabi. Ciò nonostante i pellegrini potevano entrare e uscire a loro piacimento, badate bene, e pregare tutti gli dei che volevano. Avrei voluto vedere un mamelucco entrare impunemente a Parigi e stendere il tappeto per la Salat senza che nessuno gli dicesse niente. Tanto per mettere i puntini sulle i. Ma torniamo al nostro Pietro, che si inginocchia, prega e inizia a sentire le voci.
Piccola digressione: se un uomo sente le voci nel termosifone, è matto e gli facciamo un TSO. Se un uomo sente le voci in chiesa è santo e lo facciamo beato.
Tanto per mettere i puntini eccetera. Fine della digressione.
Pietro sente le voci, la voce di Dio dirà lui, che gli ordina di ammazzare tutti gli infedeli e riportare il Santo Sepolcro nelle mani dei cristiani. Ora, io nutro dei dubbi piuttosto forti sul fatto che un'entità potenzialmente onniscente e onnipotente si debba servire di uno straccioncello come Pietro per divulgare un messaggio. E nutro dubbi anche sul fatto che tale entità sia così piccosa nel voler consegnare una città ad un popolo piuttosto che all'altro: fosse stata questa la sua volontà avrebbe già provveduto affinchè la storia camminasse da sola in quella direzione. Ma questi dubbi non sfiorano né Pietro né quei coglioni che lo seguono. Perchè difatti Pietro, di ritorno da Gerusalemme, monta per l'appunto sul ciuco, dove l'abbiamo trovato, e inizia a urlare come un forsennato per le strade delle città, affermando che "Deus le volt!", cioè in un pessimo latino che Dio lo vuole! Vuole cosa? Ma che si vada a scucir quanche pancia d'infedele, che diamine! Ora, di solito ci si aspetterebbe che il popolino, già vessato da tasse e povertà di per sè, ad una richiesta del genere risponda con un fitto lancio di pietre e di bucce di cocomero sulla chierica del briccone psicopatico. E invece no: la massa di ignorantelli abbocca all'amo e tripudia onori e allori al monachello. Viva Pietro! Abbasso il Saladino (ancora non c'era)! A Gerusilemme! Dio lo vòle!
Per farla breve, in qualche mesetto di peregrinaggio Pietro L'Eremita raccoglie una cospicua cifra di straccioni sotto il suo labaro, mentre la prima crociata "ufficiale", quella indetta da papa Urbano II a Clermònt, si sta appena iniziando a pianificare. Pietro non aspetta: è convinto di riuscire a liberare il santo sepolcro da solo. E fa partire la spedizione: qualche decina di migliaia di derelitti, armati di bastoni, accette, coltellacci e buona volontà (se buona si può definire la volontà d'andare in terra altrui a sbudellar pacifici sconosciuti) e vestiti come capita, un po' come l'Armir in Russia. Al comando del contingente c'è anche un nobilotto, tale Gualtieri Senz'Averi, nomen omen e ho detto tutto. Difficile che questa plebaglia possa impensierire i mamelucchi del sultano, ma tant'è.
Le due colonne, quella al comando di Gualtieri e quella al comando di Pietro, partono scaglionate per raggiungere via terra ortodossa la terra santa. Prima il Gualtieri, e dopo l'Eremita.
Dopo qualche giorno, ci si accorge che la pianificazione logistica dell'impresa è stata fatta coi piedi, e dato che la gente inizia ad aver fame e che Dio stavolta la manna dal cielo pare intenzionato a non concederla, ci si abbandona al saccheggio delle città Bizantine che si trovan per la via.
L'imperatore di Bisanzio la cosa non la prende bene, e a più riprese manda l'esercito romeo a strigliare gli indisciplinati crociati. E per quanto cerchi, il basileo, di tenere un profilo tollerante per non inimicarsi troppo i latini in vista dell'arrivo della vera crociata, quella di Goffredo di Buglione, e tenga a freno la voglia di sbudellare tutti quanti questi straccioni senza ritegno e civiltà, bè, dopo il sacco di Belgrado perde definitivamente le staffe e fa trucidare qualche migliaia di franchi e germani dal governatore della vicina piazzaforte di Nic.
I pellegrini rimasti, assai male in arnese, vengono poi traghettati a pedate nel coccige al di là dei dardanelli, di modo che si possano dirigere verso la Siria e la Palestina senza più molestare l'Impero. Però  essi nicchiano, e preferiscono saccheggiare Nicea, città turca che non c'entrava nulla con gli egiziani e i siriani che governavano le terre santissime. Ma si vede che Deus voleva anche quello. Il sacco frutta diversi dindini al contingenete francese e alimenta le invidie di quello tedesco, che vuole ripetere l'esperimento. A loro però va meno bene, dato che stavolta il sultano di Rum non si fa prendere di sorpresa e attende al varco il ritorno di quella manica di pezzenti.
Li trucida tutti. Almeno, tutti quelli che non si convertono all'islam.
Fine della crociata dei poveri. E Pietro l'Eremita, ovviamente, si salva. Fedele al detto "armiamoci e partite" era rimasto per tutto il tempo a farneticare in quel di Bisanzio, per la gioia dei romei. Si unirà poi alla Prima Crociata, durante la quale dimostrerà tutta la sua stabilità mentale.
Giunto ad Antiochia, infatti, cercherà improvvisamente di fuggire per tornarsene a casuccia sua, e verrà riagguantato per la collottola dai crociati (quelli veri, ben armati e cattivi). Dopo la caduta di Gerusalemme terrà un sermone sconclusionato sul Monte degli Olivi, sermone seguito da uno spietato saccheggio durante il quale tutti gli abitanti della Città Santa, ortodossi, ebrei, arabi e anche cristiani, vengono sventrati senza distinzione dalle sante armate con la croce rossa. Ma lo voleva Dio, c'è poco da fare. Infine, di ritorno in Belgio, il vecchio truffatore avrà pure il tempo di fondare un bel monastero nel quale chiudersi per passare in letizia gli ultimi suoi giorni.
Fine della storia.

Ora, perchè vi ho raccontato questo? Per un semplice motivo che vi vado tosto a spiegare.
Ci sono cose di cui non si parla, perchè è maleducazione. O almeno così ci hanno sempre detto. Mai parlare di politica, mai parlare di malattie, meno che mai di tumori maligni, mai parlare di morte e mai parlare di religione. Corollario: mai far notare a qualcuno i suoi stupidi errori, è più educato educarne l'ignoranza e farla ingigantire come natura vuole.
Se si contravviene a questi principi, ecco che ci si guadagna la taccia di irrispettosi e maleducati, e che la gente si arrabbia.
Ma io non sono un gentleman, e scherzo un po' con chi mi pare e piace, siano fanti o santi, e chi non gli va bene può andare tranquillamente in culo. Quindi mi accingo a violare uno dei precetti sacri cui ho accennato prima, nei seguenti termini: chi crede nelle baggianate scritte in un sedicente libro sacro scritto migliaia di anni fa da un cialtrone in malafede è un povero coglione nella migliore delle ipotesi o un pazzo scriteriato nella peggiore. Gente così non va incoraggiata, sennò succedono cose come quella che vi ho appena raccontato.
Potrei a questo punto farmi bello col racconto della teiera, ma non lo farò, e vi invito ad andare a cercarvelo da soli. Così magari scoprite chi era Bertrand Russel, che vi fa bene.
La pratica barbara di battezzare i bambini è una cialtronata senza scuse, inflitta sul capo di persone che non possono ancora parlare per mandarvi a fare in culo voi e i preti, ma che se potessero lo farebbero ben volentieri. Così come è una pratica barbara l'indottrinamento di giovani virgulti, potenzialmente intelligenti, con storie di Sodome e Gomorre, di angeli custodi, di divinità che ci spiano di continuo e di madonnine che piangono se ci facciamo le seghe. Certo, ai bambini si racconta anche di Babbo Natale. Ma poi a una certa età gli si spiega anche che non esiste. Sarebbe il caso di fare lo stesso con la favola di Gesoo Bambino e degli angioletti, o rischiamo di allevare una generazione di adulti che credono nelle creature alate che bevono il caffè sopra le nuvole, nell'omeopatia, nella cristalloterapia e nell'astrologia.
Dirò pure che i preti sono tutti in malafede, e che anche chi dice aver credere in qualche dio lo è. Perchè se ci credeste davvero, cari i miei buzzurri, andreste in chiesa tutte le domeniche mattine, evitereste di bestemmiare e di darla via come se non fosse vostra, e vivreste come Deus volt. Altro che discorsi. Allora cos'è? Superstizione? Come quando ci si mette il corno rosso in tasca o si evita di passare sotto le scale? Malafede? Paura di morire? Scegliete voi, ma non ammorbateci più con queste baggianate retrograde.
Siamo nel terzo millennio, le scoperte scientifiche vanno avanti e siamo sempre più consapevoli di com'è fatto l'universo e di come funziona. Prendete la storia del Bosone di Higgs. Se la maggior parte di voi non ci ha capito nulla non preoccupatevi: è normale. E' difficile la meccanica quantistica. Ma cristo di un dio, per restare in tema, con un po' di sforzo ci si arriva. Lo so che è più facile leggere la bibbia di QED di Feynman, ma per lo meno provateci.
Che tutta qui sta la solfa.
La facilità.
La gente vuole le cose facili. Relazioni facili, ragazze facili, discorsi facili, vita facile, soldi facili e concetti facili. Puttanelle che la elargiscono al primo che passa, cazzoncelli con la camiciola aperta sul petto tosato, coglionciotti che parlano di Juventus e Ferrari.
Anatema e disprezzo. Questa è la gente che poi preferisce credere a una qualche divinità pur di togliersi la fatica e la responsabilità. "Ah non lo so se c'è dio" dice il cretino di turno, per cavarsi d'impaccio "magari non è quello della bibbia ma qualcosa c'è".
Spiegami perchè e come. Avanti. Convincimi. Convincimi che non è solo un modo di salvare capra e cavoli, un concetto di dio fatto su misura per tutti, per non pensare e non essere responsabili e non doversi al contempo adeguare a precetti fastidiosi.
Troppo comodo cari cialtroncelli.
Il punto sta tutto qui e lo ripeterò: religioni e governi si basano sullo stesso concetto. Ovvero che voi siate dei bambini che credono in Babbo Natale e che siate troppo piccoli per essere responsabili di voi stessi. Da qui, le proibizioni: non rubare, non fornicare, non bestemmiare. O andrai all'inferno. Mettiti la cintura, non fare il bagno con la banidera rossa, non sederti sui gradini. O ti faccio la multa. Stessa roba. E c'è chi se la beve passivamente, nato pecora com'è e abituato alla vita da pollo in gabbia. Rinunciamo alla nostra libertà ogni giorno, perchè la libertà è poter essere responsabili di ciò che facciamo e pagarne le conseguenze SE succede qualcosa, e responsabilità vuol dire avere senso critico. La vera lotta non la dovremmo fare contro le guerre o la povertà, non per la libertà ma per avere la responsabilità. Ricordatevelo bene.
Da parte mia, io bestemmio, rubo, picchio i bambini e mi drogo (ho sentito dire "ti amo"?). Passo sotto le scale, saluto i gatti neri e mi siedo come tredicesimo a tavola. Me ne sbatto del concetto di divinità, non me ne faccio di nulla. Come di quello di spiritualità. Trappole per allocchi. E' già tutto abbastanza complicato così com'è, e non esistono energie cosmiche, vibrazioni dell'anima, armonie dello spirito.
Non esistono cori gospel in grado di convincermi, con un paio di gorgheggi, che Dio abita in questo tafanario. Ed è proprio così che stanno le cose. Ciò che è falsificabile, ci insegna Popper, è scientifico e dimostrabile. Ciò che non lo è appartiene alla metafisica, e la metafisica non è scienza: è cialtroneria.
E che ci crediate o no, non esistono teiere in orbita attorno a Marte.

Nessun commento:

Posta un commento