giovedì 28 febbraio 2013

Democrazia 2.0


Diceva Sartre che gli scrittori hanno una sorta di dovere, nei confronti della popolazione e della politica, che è quello di fare cultura. E fare cultura nei confronti della gente e della politica, o forse dovrei dire all'interno della politica, intesa come argomento, significa prendere delle posizioni in maniera chiara.
Tesi ribadita più volte da illustri autori anche qui in Italia, da Sciascia a Calvino, passando per Pasolini e mi sembra di aver già detto abbastanza.
Oggi volevo scrivere un post diverso, avevo già in mente la storia che volevo raccontare, ed era una storia autoreferenziale. Ma a un certo punto ho deciso che non potevo farlo.
Perchè in effetti, rileggendo l'ultima cosa che avevo scritto, quel "Per non tacere per sempre", mi sono reso conto di aver scritto con la pancia e non con la testa, e va benissimo per carità, scrivere con la pancia, ma sentivo ancora il bisogno di precisare alcuni punti.
E io sono fatto così: se una cosa mi resta sul gargarozzo non ci dormo e prima o poi bisogna che la sputi.
Ecco, riprendiamo il filo del discorso.

Il Movimento 5 stelle di cui tanto si parla in questi giorni, come se fosse nato oggi, non ha nulla a che vedere con la cultura. Questo è il primo punto che voglio mettere bene in chiaro. Anche perchè ho sentito personaggi fin troppo insigni definire quella di Grillo una "rivoluzione culturale". Se è una rivoluzione culturale questa, quella di Mao cos'era? E' essenziale per me ribadire quindi, ancora una volta, che il M5S *non è* un movimento di controcultura e non ha nulla a che vedere con una rivoluzione culturale. Il perchè è presto detto. Il M5S non solo manca di una coerente base d'ethos, ma la respinge come fondamento stesso del suo essere: è nella sua ontologia l'essere senza struttura etica. Il M5S è un movimento di OPINIONI, non di CULTURA. E' la somma delle singole opinioni, talvolta divergenti, talvolta ridicole, di tutti i suoi attivisti che scelgono di renderle pubbliche.
Nel loro stesso organigramma si legge che il M5S è un "non-partito", con un "non-programma" e un "non-statuto". Un po' come uno zombi è un nonmorto, insomma. Non è proprio vivo. E' morto. Però cammina. Ecco, loro non sono proprio un partito. Si fanno eleggere in parlamento, però poi non governano davvero, si limitano a berciare un po' qui un po' lì.
La mancanza di una cultura EVIDENTE (della reale affinità culturale OCCULTA di questo movimento a politiche di stampo liberista discuterò più avanti) fa sì che il nonpartito si destrutturi automaticamente ad ogni questione morale che viene sollevata, gettando la base nel più completo frastornamento finchè non arriva il deus ex-machina (O Grillo O Casaleggio) a gettare una bella dichiarazione lapidaria che detti la linea da seguire..
E qui già si vedono due cose. La prima: l'efficacia del messaggio che il singolo elettore/attivista del M5S riesce a far passare nel maelstrom della rete è legato a) alla sua capacità di espressione, b) alla tempistica del post e c) alla sua credibilità. In definitiva: il messaggio del singolo utente non conta nulla, con buona pace della democrazia dal basso.
La seconda: questo nonpartito ha una linea, intesa come la intendevano i comunisti, più unica di quella del PCUS, perchè non viene dall'approvazione di un congresso di rappresentanti ma da una sola persona che decide per tutti.
Voi dite pure la vostra: tanto so già che non riuscirete a mettervi d'accordo, quindi ci penso io a darvi l'imbeccata e a prendermi -come al solito- il plauso della maggioranza. E la chiameremo "democrazia partecipativa".
Questa beneamata minchia.
Ma ora che abbiamo stabilito che il M5S non ha niente a che vedere con la cultura, dobbiamo chiedrci: con cos'altro ha a che vedere, allora?
Il Grillismo, a mio modestissimo parere, peraltro condiviso da teste ben più illustri della mia, è un fenomeno Politico (per quanto la parola schifi gli elettori grillici) Sociale ed Economico e solo in quest'ultima accezione Culturale. Ovvero, fa parte di quella cultura economica che trova la sua espressione più moderna nella televisione commerciale 2.0: l'internet commerciale e l'e-economy.
Partiamo da qui, con un comodo elenco stile Wu Ming, che hanno ragione loro: così ci si impappina meno e si segue meglio:


LA CULTURA DEI MEDIA


Grillo sfasciava i PC.
Poi un giorno, sulla via di Ivrea, cadde dal Suv e venne folgorato da un'illuminazione divina. E così vide che internet era una cosa buona e Casaleggio era il suo profeta. Amen.
Adesso Grillo infila l'Olivetti, di cui Casaleggio era dirigente, in ogni comizio e magnifica come una lente magica le mirabolanti proprietà della rete.
Qui apro una parentesi. Io credo che internet sia una bella cosa. E' un modo per mettere in contatto le persone, un bel sistema per comprare libri rari o fuori stampa e per scaricare pornografia e anche un bel bacino di informazioni. Certo, tra tutte le informazioni che ci sono c'è pure tanta cacca, e bisogna saper distinguere. Spesso non è così facile, e c'è sempre chi casca in fakes mostruosi, ma pian piano ci abituiamo.
La cosa più pericolosa di internet è il mostruoso volume di informazioni prive di controllo (e talvolta neppure definibili "informazioni" in senso stretto) che ogni secondo vengono vomitate sul web come da un Gargantua con la gastrite: per questo internet va preso decisamente cum grano salis.
E' un medium, ragazzi, ricordiamocelo. Come non è verità tutto quello che si vede in TV così non lo è tutto quello che è su internet.
E' un mezzo, niente più.
Ma nel grillismo è più importante il mezzo dello scopo, anzi il MEZZO stesso si sovrappone con lo scopo, trascendendolo, in una spirale discendente che punta ad identificare nella rete e nella condivisione nei blog (anzi NEL blog) l'essenza stessa del movimento, che nella partecipazione si autoafferma e si realizza e della partecipazione fa strumento e fine allo stesso tempo.
Si partecipa per partecipare: lo scopo della riunione è fare riunioni, lo scopo del voto è votare e così via.
Questo meccanismo in apparenza banale ha lo scopo di distogliere così la nutrita base dal vero problema, ossia l'organigramma del movimento e le decisioni da prendere, che restano completo appannaggio del mago di Oz che, una volta al giorno, delibera da dietro le tende un oracolo che i milioni di connessi dovranno interpretare e fare loro.
Messaggio che -va da sè- nell'ottica pubblicitaria che pervade la comunicazione dall'alto di questo movimento via-internet, appare vieppiù vago e accessibile alla maggior parte di consumatori-fruitori della rete.
Nell'autoorganizzazione del fruitore infatti si realizza quella rete di consumatori consapevoli che generano una fitta rete di inutili messaggi orizzontali, mentre nella comunicazione ad una sola via (dal vertice alla base) del pubblicitario-re si realizza in ultima analisi quella strategia propria del marketing di vendita per un prodotto adatto a tutti.

IL RETROSCENA SOCiALE

Il movimento quindi si prefigura, attraverso la rete e l'utilizzo di un medium, di organizzare una "base" di fruitori. Che il prodotto venduto sia un barattolo di fagioli o un'idea poco cambia. In questo internet è la continuazione della televisione commerciale con mezzi più moderni.
Andiamo adesso ad analizzare la composizione di questa base di fruitori e il contesto sociale nel quale questa base di fruitori si muove.
E' innegabile che la società sia formata da persone e che le persone influiscano sulla struttura stessa della società e viceversa in un processo dinamico continuo che Brofenbrenner ha studiato a fondo denominandolo "ecologia dello sviluppo".
In tale ottica, l'essere umano non può essere scisso dalla nicchia ecologica (o sociale se preferite) che occupa, rappresenta e modella.
Per comodità di analisi ci occuperemo prima dell'uomo e dopo della nicchia, tenendo ben presente però che si tratta di una differenziazione di comodo.
Le persone hanno competenze e abilità (e direi pure capacità intellettive) varie. Si va da un estremo all'altro, dove nella parte più bassa possiamo collocare Gasparri e in quella più alta, che so, Hawking magari. Per rappresentare la maggior parte della popolazione ricorriamo al concetto di "media", e vista la corrispondenza etimologica col termine "mediocre" siamo già messi male.
L'elettore medio di Grillo è giovane (vedi dati del senato) e disilluso, tanto per cominciare, e partiamo da qui. Non voglio infatti soffermarmi su certi esempi di persone scadenti che utilizzano un gergo puerile e che appartengono ad una fascia di popolazione inferiore alla media per abilità e capacità oggettive, e che scrivono post deliranti nel blog del Santone (andate a vedere e fatevi due risate...): per quanto possa essere allettante dimostrare che proprio questo genere di persone è più influenzabile da un messaggio semplice urlato in maniera accattivante, ammetterò -per comodità e buona pace- che gli stupidi votano in maniera trasversale tutti gli schieramenti e finiamola qui.
Torniamo ai giovani e ai disillusi.
I primi sono da un po' di tempo al centro di un nuovo fermento ideologico, anch'esso abbastanza trasversale, soprattutto alla sinistra, che si potrebbe definire giovanilismo. Il giovane, per questa nuova dottrina, è MEGLIO degli altri tout court. Il giovane è bravo, bello e intelligente, ha idee fresche e grandi capacità.
Io mi chiedo in che mondo vivano certe persone, perchè i giovani che di solito incontro io sono un po' diversi. Ce ne sono di buoni, ovvio, ma ci sono anche tanti imbecilli: la stupidità non ha età.
La fascia di età definibile tardoadolescenziale (14-20) in questo momento storico ha alcune caratteristiche comuni che sono molto ben delineabili. Insicurezza, che traspare dai comportamenti di "branco", talvolta pure violenti. Insicurezza che deriva ANCHE, ma non solo, da una carente educazione e sociale e familiare: la dove non arriva la scuola e la società non arrivano neppure quei genitori circumquarantenni figli di quegli anni ottanta che tanti cervelli hanno macerato nell'illusione del denaro facile.
I beni di consumo più allettanti per questi giovani virgulti sono i telefonini e gli AIPAD, i vestiti e le scarpe. Singolare infatti come il meccanismo di previsione del voto sia andato completamente in panne per l'aver i sondaggisti effettuato interviste solo chiamando i telefoni fissi. I giovani proprietari di aifon, non interpellati, hanno fatto sbancare tutti i pronostici.
La cultura, intesa come cultura classica, non è contemplata da questi personaggi, per lo meno dalla maggior parte di loro. Come diceva il linguista Mauro: è l'analfabetismo che genera il voto populista.
Oggigiorno la maggior parte delle persone ha una seria difficoltà a capire la lingua scritta (e parlata). Pensate solo a quante persone non riescono ad usare correttamente il congiuntivo, all'uso inflazionato del piuttostochè, alla prosa sciatta di certi componimenti. La maggior parte della gente di fronte ad un ragionamento complesso storce il naso ed abbandona, bollandolo come "seghe mentali da intellettualoide" perchè non lo capisce.
Ciò che non si capisce si disprezza.
E il disprezzo è -come insegna Ekman- l'emozione più forte e pericolosa che esista, più pericolosa dell'odio. Itle non li odiava gli ebrei, li disprezzava. C'è una sottile differenza, ma determinante.
Quando parlo di "gente", ovviamente, parlo sia di giovani che di adulti, con una certa propensione per i disillusi. Diciamo che parlo degli indecisi, di quelli che alla domanda rispondono "Non sa/non ha deciso". Di quelli che aspettano che qualcuno gli spieghi le cose in modo più semplice, invece di dotarsi di strumenti più raffinati per capire le cose più complicate. Perchè ci sono cose che non possono essere messe giù semplici, checchè se ne dica, e quando ci si prova si finisce sempre col tralasciare qualcosa di fondamentale.
Ergo, tornando a bomba, la base a cui si rivolge il messaggio messianico-mediatico di Grillo/Casaleggio è un pubblico di "consumatori" di cui fanno parte in massima percentuale i giovani e i disillusi di ogni età. Accomunati, come abbiamo detto, dall'incapacità o dalla mancanza di volontà di comprendere ragionamenti più sottili del solito "vaffanculo a tutti".
Per quanto riguarda la società nella quale queste persone si muovono, c'è da dire che si tratta di una società che da tempo ha rinunciato a proporre modelli alternativi all'imbarbarimento consumistico galoppante. E' il genocidio culturale che già Pasolini, negli anni 60, aveva visto all'opera, denunciando la televisione, la "banalissima" televisione commerciale, come lo strumento più violento che si fosse mai visto. Lo sapeva anche Goebbles d'altronde. Ma Pasolini diceva così perchè non aveva ancora visto il web.
Attraverso l'organizzazione di una cultura "dal basso", livellata sugli istinti più triviali, si sostituisce la cultura più alta e se ne impedisce l'organizzazione. Di più: la formazione di gruppi di "antiintellettuali" votati al praticismo ("noi siamo per FARE, voi intellettuali andate a lavorare") determina la genesi di un sentimento di disprezzo diffuso per tutto quello che sembra più "alto" ed elitario, e che viene immediatamente bollato come "CASTA", alla quale vengono attribuite arbitrarie caratteristiche di malvagità e corruzione.
Come nel Signore degli Anelli, che per decenni è stato al centro di furiose critiche proprio per questo motivo, c'è un potere occulto e maligno che dall'alto cerca di distruggere i poveri e buoni hobbit che lavorano e non pensano. Da una parte la magia, associata alla conoscenza e al potere, come male assoluto. Dall'altra gli zappaterra fumaerba semplici e genuini, che vivono in splendide comuni senza governo e che sono l'ultimo baluardo della bontà.
Il MSI ci ha costruito tutta la sua campagna politica, sui campi Hobbit. Ma tanti non lo sanno o l'hanno dimenticato.
Quindi, per tirare le fila: questa fetta di popolazione (maggioritaria? minoritaria? i posteri ce lo diranno) si autoorganizza all'interno della società corrente NON per sovvertire l'attuale ordinamento culturale ed economico (capitalismo) con un moto di contro-cultura, ma per usare la cultura dominante e schiacciata sul basso per fare leva sulle classi elitarie, senza far distinzione tra elite politica, culturale e via discorrendo. La dinamica è la solita, vecchia, classica dinamica del gruppo.
Andiamo a picchiarlo tutti insieme mentre è solo.
Potrei infatti aggiungere a questo discorso pure il carico della violenza verbale via internet, e farvi notare il parallelismo che corre tra il fenomeno del bullismo in rete (vedi facebook) e che spesso sfocia in vere e proprie aggressioni di stampo squadrista (fascismo inconsapevole) verso il "diverso", e le aggressioni verbali e la violenza di certi interventi che si possono leggere nei siti dei grillini, e che sfociano talvolta in veri e propri atteggiamenti squadristi (come verso i giornalisti in piazza San Giovanni), ma sarebbe un esercizio sterile.
Provateci da soli: andate su internet, prendete un giovane grillino e palesate il vostro dissenso. Poi guardate che succede.

L'AGONE POLITICO


E qui si giunge all'ultimo e più importante passo.
Abbiamo stabilito il mezzo attraverso il quale il mezzo stesso si propaga come scopo. Abbiamo visto come il fine si confonda machiavellisticamente col mezzo, nella miglior giustificazione sostenibile. Abbiamo visto come sia stratificata quell'eterogenea base di votanti e in che società viva e operi.
Questo è struttura, "forma".
Adesso vediamo il contenuto o "sostanza", ovvero l'offerta politica, se così si può dire.
Il contenuto politico del M5S è composto da due strati sovrapposti ben identificabili. Uno strato, più superficiale, è quello che serve ad abbindolare le masse e potremmo definirlo componente commerciale. L'altro strato, più profondo ma non certo occulto, è la vera essenza della politica del M5S e potremmo definirlo componente ideologica.
Adesso guardiamole più da vicino.
La componente commerciale ha il pregio, per così dire di essere immediata. E' facilmente comprensibile: arriva a tutti con la stessa forza.
Anche a me, vi dirò, diverte sentire Grillo che urla. E devo pure ammettere che su tante cose è difficile dargli torto. Qui però ci si deve fermare.
Tanto per cominciare dobbiamo vedere COME questa componente commerciale viene promulgata. Ovvero: con il solito meccanismo dello Spot.
Senza contraddittorio (o con un contraddittorio fasullo, come le pubblicità del prodotto che smacchia "più del principale concorrente") e a volume PIU' ALTO.
La publicità fa esattamente la stessa cosa. Grillo smacchia i giaguari più di Bersani. Ma mica vi dice come. Grillo fa bene all'intestino, perchè ha il Bifidus Regulagrullis, che importa se poi non esiste. Grillo e il M5S sparano a tutto volume la loro offerta irrinunciabile: perchè pagare di più? E' da locchi.
Ma Grillo è andato avanti, nella strategia commerciale, e non si è fermato alla banalità. Le migliori campagne pubblicitarie non sono quelle che ti convincono a comprare il prodotto, ma quelle che ti convincono che il prodotto lo vuoi davvero, che sei TU che lo scegli. "Siete voi che mi dite cosa devo fare" dice Egli, quando due minuti prima ha imbeccato la folla su cosa doveva dirgli di fare.
-Vogliamo i tagli agli stipendi dei politici!
-Yeahhhh!
-Cosa vogliamo?
-I tagli agli stipendi dei politici!!!
Tipica strategia di marketing modello americano.
Guardi loro e rivedi Reagan e gli anni ottanta.
Ma cosa c'è in questo messaggio? Niente, in realtà il messaggio commerciale non è importante. Contiene un po' di tutto quello su cui Grillo ha messo il cappello. Ha pescato qui e là, un po' di movimenti, un po' di rifondazione, un po' di casapound e ha detto che l'aveva inventato lui.
Acqua libera, reddito di cittadinanza, meno tasse, più internet, mandiamoli tutti a casa, un etto di torrone morbido e due pinoli di numero.
Lo potevo scrivere anch'io un programma così. No a questo, no a quello... Cosa ce ne frega se si può fare o no, tanto serve solo per prender più voti possibile, in maniera indiscriminata.
Il problema di ogni dichiarazione di intenti, infatti, (e il loro nonprogramma E' una dichiarazione di intenti, lo chiamino poi come vogliono) è che PRIMA di cambiare tutto bisogna sapere CON COSA cambiarlo. E in questi giorni vediamo che l'interrogativo -che è sorto a sorpresa vista la peculiare situazione al senato- non è di facile soluzione.
Adesso i senatori e i parlamentari grillini (e la base, anche) non sanno che fare e invocano tempo per riflettere. Ma in un mondo normale si riflette PRIMA di fare le cose, specie se si tratta di fare cose importanti.
Ma torniamo a noi. C'è un aspetto ancora che vorrei approfondire, prima di chiudere con la componente ideologica del M5S; ovvero la punta di diamante della componente commerciale: la democrazia dal basso.
La democrazia dal basso non è un'invenzione di Grillo. E' semplicemente la forma più ARRETRATA di democrazia che esista. Ovvero quella che prelude alla moderna democrazia di rappresentanza.
Nella democrazia del basso, ogni voto conta uno e tutti possono deliberare per -ad esempio- approvare una legge. Questo è possibile se ci troviamo in cinque amici e dobbiamo scegliere che film andare a vedere al cinema. Anche se poi -come spesso succede- sarà alla base di violenti alterchi e della fine dei rapporti coi propri sodali (da qui: l'arte del compromesso, questa sconosciuta...).
Man mano che la società si fa più complicata si deve giocoforza passare ad una democrazia di rappresentanza per due motivi fondamentali.
Il primo, meno importante, è la dimensione del bacino di elettori. Se abbiamo 50 milioni di persone in età da voto, è IMPOSSIBILE organizzare votazioni plebiscitarie per ogni singolo cazzo di emendamento che deve passare. Facendo così, ci estingueremmo prima di aver fatto la legge sul conflitto di interessi.
Qualcuno dirà: ma attraverso la rete si può effettuare una votazione istantanea (o quasi) che permetta una forma di democrazia più diretta, no?
Ni.
E' opinabile e controverso. Chi ci garantisce, per esempio, che i voti non sarebbero manipolati dai gestori dei server? Se viene manipolato il televoto a Sanremo, figuriamoci quello online. Le schede non saranno infallibili, ma sono più sicure. O al limite, hanno lo stesso grado di sicurezza, e questo quindi non risolve il problema.
Anche perchè il secondo e più importante problema riguarda il grado di competenza.
Centomila imbecilli messi insieme non sono più intelligenti di un genio.

Infatti a Sanremo ha vinto Mengoni.
La democrazia di rappresentanza ha il rischio di veder crescere la corruzione al suo interno, è vero, ma questo rischio si contrasta con strumenti di controllo più efficaci sui nostri rappresentanti. E con un'opinione pubblica un po' più sveglia, che scelga in libertà rappresentanti capaci e onesti.
E' inutile invocare la democrazia diretta quando in Lombardia la maggioranza ha eletto un governatore che rappresenta la continuità con una classe dirigente EVIDENTEMENTE corrotta e truffaldina.
Insomma, il problema non è il metodo che si sceglie, è cambiare proprio la testa degli elettori, e questo non si fa andando al senato a fare ostruzionismo becero, ma con una lenta opera di sensibilizzazione. In questo i grillini sono stati troppo accellerazionisti e hanno fatto -decisamente- il passo più lungo della gamba.
Ma arriviamo al punto nodale e conclusivo di questa lunga diesamina e andiamo a guardare da vicino la componente ideologica del M5S.
Tale componente affiora, qui e là come gli scogli alla meloria, all'interno dei programmi e dei proclami del lider maximo e dei suoi sanculotti. Nel corso delle settimane ho identificato diverse piccole proposte che -messe insieme - ci possono dare un quadro più nitido.
farò un piccolo elenco parziale, perchè è impossibile ricordarle tutte con esattezza: limitiamoci a quelle più significative.


1) via i sindacati. Colpevoli, secondo Grillo, della disoccupazione e della crisi economica. In "sindacati" Grillo ha identificato ieri un volto preciso nel nome di Susanna Camusso, quindi via i sindacati specie se di sinistra.
2) equidistanza da destra e sinistra. Anzi, negazione dell'esistenza stessa delle due categorie. Il negazionismo è un'arma importante. Negare l'avversario nel presente significa ucciderlo nel proprio immaginario. Negarlo nel passato, con effetto retroattivo, vuol dire togliere dignità intellettuale a tutti quanti si possano rispecchiare in una qualsivoglia ideologia. Tale ideologia non esiste ed è solo un frutto della vostra immaginanzione. Il duce ha fatto cose buone, gli ebrei non sono mai stati uccisi nei campi di concentramento, e così via.
3) eliminazione dei partiti, riduzione dei parlamentari. Ridurre la rappresentanza non è certo il modo migliore di realizzare quella "democrazia diretta" che i grillini desiderano. Semmai dovrebbero chiedere di raddoppiarli, i parlamentari.
4) credito alle microimprese. Ovvero: diamo i soldi pubblici agli ex ricchi che adesso piangono. Il rischio di impresa, insito nelle dottrine di mercato liberiste, viene in questo modo bypassato senza vergogna, ottenendo la classica moglie ubriaca (l'imprenditore) e botte piena (il credito), sottraendo di fatto il vino a qualcun'altro. Questi imprenditori che hanno voluto il capitalismo e sono stati sbranati dal libero mercato sono la causa stessa del loro male, ma ancora una volta dovrebbero essere i salariati a togliere le castagne dal fuoco ai padroni.
5) niente cittadinanza ai figli degli immigrati, via i rom, via i rumeni e amenità varie. E qui c'è poco da commentare. Sembra uscita dritta dall'agenda di Miglio.


Inoltre, oltre alle cose che Grillo e i suoi amici dicono, c'è quello che non dicono che fa più pensare. Mai un attacco al capitalismo, che viene visto come un babbo benevolo e non come la principale causa della crisi economica e culturale che stiamo vivendo; non una critica a confindustria, che evidentemente nell'ottica dei grillini ha salvaguardato i diritti dei lavoratori meglio della CGIL e della FIOM; non una parola contro l'antisemitismo, per i diritti degli omosessuali (qualche grillino ha equiparato anzi le nozze gay a quelle tra animali); non una parola critica verso i vertici economici. Tanto anticlassismo falso, tutto indirizzato verso i politici (facendo di tutta l'erba un fascio, come se Ferrero fosse uguale a Speroni) e nessuna identità di classe. Tanta attenzione per il proprio orticello e nessun accenno di internazionalismo, anzi, l'europa puà andare affanculo pure lei e i francesi sono tutti finocchi. E infine tanto dire cosa non si è per non dire cosa si è davvero.
Perchè se dovesse dirlo davvero, cos'è, Grillo si troverebbe forse vicino sul serio a quell'anarcoliberismo a cui l'accostano Wu Ming e altri.
Io da parte mia ci vedo tanto quella corrente proudhoniana che sorse nella comune di Parigi tradendone lo spirito socialista: miti borghesi fautori del mutualismo, adoratori dell'uomo che fa impresa di sè stesso ricevendo contributi pubblici e generando benessere tramite la  produzione, nemici dello stato e sostenitori del ritorno alle città autonome e non governate, per dirne alcune. Questo, misto ad un certo rampante e modernista yuppismo, la cui faciloneria trascende da ogni atteggiamento dei "nostri" attivisti.
Non so se le accuse di criptofascismo che alcuni muovono alla STRUTTURA del movimento (non alla base, questo desidero sia messo bene in chiaro) siano fondate o meno. Magari parlare di criptofascismo è un tantino esagerato, ma la tentazione viene, quando ci si trova di fronte all'ennesimo culto della persona ("Grillo, salvaci te!") e a certe declamazioni reazionarie da parte di un popolino confuso ma aggressivo. In ogni caso -se non possiamo dare una definizione univoca di ciò che è il movimento- possiamo invece dire cosa non è.
Non è sinistra.
Non è lotta.
Non è un movimento controculturale.
Non è internazionalismo, nè socialismo.
Non è dalla parte dei poveri o dei lavoratori.
E' un flashmob che si compone di due moti. Uno proprio, orizzontale, come un cane che si rincorre la coda, nel quale gli attivisti se la cantano e se la suonano tra loro, gettando disprezzo ora sui loro padri colpevoli di avere le pensioni ora sui politici colpevoli di essere politici. L'altro, estrinseco e verticale ma non verticistico, che punta all'affermazione di un qualcosa che è ancora da delineare, ma che per ora non fa presagire nulla di rivoluzionario. Anche perchè: se non sempre giovane vuol dire capace, non sempre nuovo significa migliore.

CONCLUSIONI


Questo articolo è frutto di ragionamenti, letture, confronti ed analisi. Ho letto, parlato con rappresentanti del movimento (ricevendo quasi sempre insulti in cambio di domande) e non. E' il frutto della mente di molte persone, e molti concetti non avrei potutto trattarli se non fosse stato per le lucide parole di Pasolini, Wu Ming, Luttazzi e tanti altri.
Questo articolo riflette tuttavia le mie peronali impressioni (più che convinzioni) su di un fenomeno di massa ancora incerto per molte caratteristiche.
Nel tratteggiare questo fenomento, desidero rimarcare che le mie considerazioni si riferiscono SEMPRE alla struttura astratta di tale fenomeno e non hanno nulla a che vedere con le SINGOLE PERSONE che di questo fenomeno fanno parte.
Certe cose è bene rimarcarle sempre, si sa mai.

 

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