martedì 23 novembre 2010

Il Gorilla e lo Scimpanzè, parte prima

gorillaDa piccolo avevo l'abitudine di mettermi il cibo nel piatto e tagliarlo tutto in tanti bocconcini perfetti, prima di inizare a mangiare. Mio padre allora mi guardava di sottecchi e mi faceva: "Se fossi stato in un collegio, ti avrebbero rubato tutto il cibo dal piatto mentre lo tagliavi. E non avresti mangiato nulla".
Forse da qui viene la mia gelosia per il mio piatto. Quello che c'è dentro è MIO e se qualcuno osa solo provare a metterci dentro le zampe... ma questa è un'altra cosa, che forse fa il paio anche con quella sensazione di disagio che provo nel mangiare in pubblico, per la strada, e che mi porta a percorrere chilometri col cibo in mano, guardingo, finchè non ho trovato un angolo che mi si confà per mangiarlo tutto, e di corsa. Probabilmente nella vita precedente ero un cane, chissà... le mie "Vite parallele" sono di Pluto e non di Putarco.
Ma torniamo a bomba.
Quanto detto prima si può riscontrare anche in natura: facciamo l'esempio del Gorilla e dello Scimpanzè. Ovvero, di una scimmietta piccola e astuta e di un esserone incazzoso e manesco. Lo scimpanzè vede un bel casco di banane in una posizione inaccessibile. Prova ad arrampicarsi e non ci riesce. Si caccia un dito nell'orecchio, gratta bene, poi si infila il dito nella bocca, denotando se non altro una certa mancanza di gusto e di bon ton. Ma non si da per vinto. Al contrario del gorilla che, magari dopo aver provato anche lui ad arrampicarsi, emette un poderoso rutto, getta uno sguardo indifferente al casco di banane irraggiungibile e se ne va, lo scimpanzè PERSEVERA finchè non ha trovato la quadratura della banana. E la trova: accatasta una serie di tronchi d'albero, di rami secchi, di sassi, di quel che c'è, e tutto fiero ci si arrampica sopra raggiungendo finalmente le banane. Mentre se ne torna giù tutto giulivo e garruletto ecco che arriva il gorilla, gli rifila un paio di sberle, gli strappa le banane di mano e se ne va lemme lemme, cacciandosi in gola il malloppo senza nemmeno sbucciarlo.
Lo scimpanzè non si perde d'animo, poveretto, ed è fortunato. Non riesce ad immaginarsi che ogni volta che aprirà una noce di cocco una manona lo agguanterà per la collottola per scaraventarlo lontano dall'agognata polpa. Non sa che ogni volta che scoprirà una nuova sorgente d'acqua si dovrà fare da parte per permettere al bruto di turno di sciacquarsi piedi, mani, faccia, glutei e sottoglutei, prima di poter bere un sorso di quella fanghiglia ormai putrida. Poverino, però, che esistenza grama.
Se non avete l'abbonamento al National Geographic Channel o non avete voglia di andare nel Serengeti, nel Ruwendori, nell'Antaniland o in uno qualsiasi di questi parchi esotici e così à la page, potete sempre cimentarvi nell'osservazione dei cugini più stupidi dei primati: la Gente. Il meccanismo è sempre il solito: la lotta nella società, in quella dei bassi livelli, intendo, è la stessa che intercorre tra gorilla e scimpanzè. Ecco che s'avanza il cafone di turno, coi pettorali in mostra, la coda di pavone infilata nel deretano, la forza bruta da toro. Sbuffa dalle froge, sbava se gli chiedi che ore sono tra due ore, ti minaccia se non capisce cosa stai dicendo, anzi ti minaccia sempre -a prescindere-, insomma, fa il grosso solo perchè è grosso. E come d'incanto, tutte le porte si aprono, tutte le donne cascano ai suoi piedi, tutti i lavori gli vengono offerti. Una vita in discesa, campando solo sulle spalle di tutti gli scimpanzè che gli risolvono le grane. Perchè il gorilla fa colpo sul momento, ma poi essendo un completo inetto si trova nei guai. Ma ne esce sempre pulito, ostentando sicumera, facendo lo spaccaculi, scaricando il barile, al limite minacciando. La femmina di Gente media lo lascerà dopo un mese, il gorilla picchierà qualcuno più piccolo di lui, poi si batterà il petto e si gratterà i poderosi attributi, e lei, abbagliata da cotanta prova di virilità, lo reclamerà indietro. Spesso un gorilla solo riesce -inspiegabilmente- a mantenersi un harem di 2-3 (o anche più) femmine di Gente per volta. Così. Come inspiegabilmente un datore di lavoro preferirà sempre affidare una buona posizione al maschio prestante: tanto per risolvere i problemi c'è qualche scimpanzè sottopagato. Il gorilla ti seleziona all'ingresso del locale e non ti lascia entrare, perchè non sei grosso come lui. Il gorilla ti taglia la strada in macchina e poi ti minaccia. Il gorilla viene a cercarti quando ha bisogno di aprire una scatoletta di tonno e non trova il martello. Il gorilla non si merita nulla e ha tutto. Almeno nella maggiopr parte dei casi ha più di quello che dovrebbe avere.
Poi si dirà, ma in fondo è gentile, ha un gran cuore. Invece lo scimpanzè è subdolo, perchè deve arrabattarsi col cervello per sopravvivere, invece di affidarsi ai bicipiti, e il cervello -si sa- è un'arma sporca, infida e traditrice.
Nella società dei gorilli (si lo so, ho scritto gorilli, con la i finale) funziona così. E chi mi viene a dire che nell'Antaniland i gorilli e gli scimpanzè neppure si guardano e vivono d'amore e d'accordo è un bugiardo in malafede.

7 commenti:

  1. Quella del più forte è una legge che abolirei

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  2. @herboriste: meglio tardi che mai no? alla fine, ho avuto una settimana di stanca.

    @aripiprazolo: dillo a me...

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  3. @herboriste: meglio tardi che mai no? alla fine, ho avuto una settimana di stanca.

    @aripiprazolo: dillo a me...

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  4. Sì, bè, effettivamente forse era meglio "il mi' babbo"... =)

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  5. Sì, bè, effettivamente forse era meglio "il mi' babbo"... =)

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